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Pozzuoli

Pozzuoli si erge su di un promontorio al centro del golfo omonimo. Fondata probabilmente nel 534 a. C. da un gruppo di esuli dall´isola di Samo, la chiamarono Dicearchia, la città del buon governo. Successivamente i romani nel 194 vi stabilirono la colonia di Puteolis, porto importante per la spedizione del grano verso Roma. Il porto divenne sempre più importante espandendosi sempre di più ed arricchendo tutte le zone limitrofe come Baia , Bacoli ed il porto di Capo Misero che accoglieva la flotta imperiale.
Durante il medioevo e nei secoli successivi fu trascurata a causa delle incursioni e del bradisismo, ma negli ultimi decenni si è ripresa.

Rione Terra

La parte più antica di Pozzuoli che conserva i resti della città romana. Le prime testimonianze si trovano nei testi di Strabone, il celebre geografo greco vissuto in età augustea, il quale la definisce “scalo di Cuma, cosicché si è supposto che questa più antica città sorgesse sul promontorio dai costoni scoscesi sul mare: noto come Rione Terra.

Porto

La struttura del porto in parte ricalca quella romana . Su via Colombo e Roma c´erano gli correa dei mercanti romani, e le loro stationes, sedi delle corporazioni.

Il tempio di Serapide

Il tempio di Serapide (anche detto Macellum) è situato nei pressi della stazione Cumana, e riveste una grande importanza nel ricostruire il livello di innalzamento e abbassamento del livello del mare, attraverso i segni lasciati dai molluschi litofagi sulle colonne.
Il tempio di Serapide è sicuramente stato un importante centro termale dell´antichità (come testimoniano alcuni reperti storici) ma il rinvenimento di una statua del dio egiziano Serapis nel 1750 ha rafforzato l´ipotesi che si trattasse di un Tempio.
La struttura si sviluppa entro un´area rettangolare forse risalente all´età flavia; i segni di successivi interventi di restauro testimoniano la fruizione del centro in epoca romana.
Di particolare valore artistico sono i marmi ed i mosaici impiegati. L´abside è a semicupola; la statua di Serapis (divinità protettrici del commercio) è collocata al di sotto di essa.
Le tabernae si sviluppano intorno ad un ampio porticato, al cui centro si eleva una tholos, chiuso da una esedra preceduta da quattro colossali colonne, delle quali si osservano tre ancora in piedi. Le vaste tracce del pavimento marmoreo, e il rivestimento dei servizi igienici sono la testimonianza della ricchezza architettonica del monumento.

Le Terme di Nettuno

Le terme di Nettuno rappresentano il principale centro termale dell´antica Puteoli, risale al II sec. d.C. (Adriano). Ha subito vari interventi di restauro nei periodi successivi come testimoniati dalle modificazioni dell´impianto e dai reperti storici (documenti dell´epoca romana, nei quali è descritta l´attività legata alle Terme fino al IV d.C.).
A causa dei fenomeni bradisismici, oggi, i resti dell´impianto sono quasi completamente interrati.
All´interno c´ è il frigidarium con i resti degli ambienti originariamente disposti sui due lati dell´abside.

L´anfiteatro Flavio

L´anfiteatro poteva ospitare fino a 20.000 spettatori, attirati dai più svariati spettacoli e dalle più ardite scenografie, come attestano i ritrovamenti dell´ampia fossa al centro dell´arena, cantiere per le realizzazioni delle scenografie.
Le caratteristiche della struttura mostrano la perizia della civiltà romana in materia di costruzioni. L´anfiteatro Flavio fu progettato con 16 ingressi (4 principali) su tre piani (precinzioni). Le comunicazioni fra le varie sezioni erano inoltre garantite, oltre che dalle rampe, da corridoi interni. Pregiate decorazioni ed opere scultoree erano presenti.
L´arena era divisa in quattro settori, tutti collegati e comunicanti. Ben conservati i sotterranei, dove è stato possibile studiare il complesso sistema di sollevamento delle gabbie con le belve.
Nel 305, sotto la persecuzione di Diocleziano, furono esposti nell´arena sette martiri cristiani: i beneventani Gennaro, Festo e Desiderio, il misenate Sosso, e i puteolani Procolo, Eutiche e Acuzio, poi decapitati nei pressi della solfatara.