Symposion B&B Apart Napoli Via Duomo, 236 - 80138 Napoli

Napoli

Una definizione appropriata per questa città è sicuramente quella di “un paradiso abitato da diavoli”, una splendida città ricca di storia e bellezze naturali, sempre soleggiata e baciata dal mare, ma trascurata dai suoi abitanti. Una città piena di contraddizioni, a volte violenta a volte generosa con i suoi abitanti e con chi ne sa apprezzare le sue peculiarità e le sue tradizioni, radicate in un groviglio di stradine che conservano un cuore capace di palpitare per le cose più semplici ed infiammarsi per le ingiustizie; capace di accogliere culture diverse e sogni impossibili. Il calore consolatorio del sole alleggerisce il peso di secoli a volte felici, a volte bui.

La città apre sempre il suo sipario a commedie che si consumano nelle strade napoletane dove si riversa il popolo costipato in piccolissimi appartamenti a piano terra , chiamati “bassi”.

Il personaggio o maschera che rappresenta il folclore napoletano è Pulcinella, perennemente affamato, capace di incarnare il carattere chiassoso napoletano e la sua furbizia per celare la tristezza e la povertà di un popolo che ha subito tante dominazioni e umiliazioni.

Il napoletano per evadere da una realtà a volte troppo dura si dedica al gioco del lotto, basato sull’interpretazione di sogni ed eventi particolari con l’aiuto della smorfia, libro con l’elenco dei numeri con la relativa interpretazione. Le feste, molto diffuse durante il periodo borbonico, offrono una distrazione al popolo napoletano dai suoi problemi con feste di origine secolare, come quella di S. Gennaro del 19 Settembre e della prima domenica di Maggio; la festa della Madonna del Carmine del 16 Luglio con la processione della Madonna bruna e l’incendio pirotecnico del campanile; la festa di Piedigrotta, i primi di Settembre con la sfilata dei carri, i fuochi d’artificio, i vari eventi e lo struscio del giovedì santo. Nel periodo natalizio è d’obbligo attraversare via S. Gregorio Armeno brulicante di bancarelle con pastori variopinti, specchio di una tradizione secolare che a Napoli ha radici profonde da cogliere nell’esposizione di questi in numerose chiese ed in particolare nella certosa di S. Martino dove si può ammirare il presepe Cuciniello.

L’artigianato a Napoli e in provincia è particolarmente sviluppato come la produzione della porcellana di Capodimonte che fa risalire le sue origini alle manifatture settecentesche, fondate dai Borbone; la lavorazione del cuoio; la lavorazione del corallo a Torre del Greco; la lavorazione dell’oro al borgo degli orefici; la lavorazione delle tarsie a Sorrento e le splendide ceramiche di Vietri.

La storia millenaria della città è da subito fruibile nella maglia ippodamea del centro storico con il primitivo nucleo greco.

I greci provenienti dall’isola Eubea colonizzarono prima l’isola di Pithecusa (ischia –Casamicciola) nel XVIII sec. a. C., successivamente sbarcarono a Cuma, da quest’ultima poi verso il VII sec. fondarono Parthenope, sull’isolotto di Megaride (Castel dell’Ovo) e attuale Pizzofalcone . La scelta del sito inizialmente si rivelò felice, consentendo una difesa naturale contro eventuali attacchi nemici, grazie alla sua posizione strategica circondata dal mare con alle spalle un vallone che delimitava la zona pressoché inaccessibile, solo dal lato di via Gennaro Serra.

Lo sviluppo della città fu legato essenzialmente al mare, e l’impossibilità di sfruttare l’entroterra causò l’abbandono della zona e la nascita successiva di Neapolis, sorta nel V sec. a. C.

Nei vari secoli si può distinguere : la città greco-romana, quella medievale, la città sveva, angioina, e poi aragonese; infine quella del XIX e XX secolo che giunge ai confini dei Campi Flegrei.

Napoli fu conquistata da Odoacre, poi dai Goti, da Belisario, da Totila; si trasformò in bizantina, resistette ai Longobardi e divenne autonoma come Ducato fino all’XI secolo. Dai Normanni passò agli Svevi di Federico II conoscendo un periodo di forte sviluppo. Agli Svevi succedettero gli Angioini fino all’avvento di Alfonso d’Aragona nel 1442. Divenne Viceregno con Consalvo de Cordoba il 14 maggio del 1503 , fino all’entrata di Carlo di Borbone (1734). Un tesoro da scoprire volta per volta capace di sorprendere anche chi ci abita da anni.

Da visitare:

il centro storico attraversato dai tre decumani “major”, platee in greco, e i vari cardini o stenopoi greci, intrecciandosi perpendicolarmente formano insulae rettangolari che contraddistinguono le aree dell’agorà e dell’acropoli. Il decumano inferiore, o platea inferiore, noto come Spaccanapoli è il vero cuore di Napoli, perché su di esso si snodano i monumenti più amati e significativi. Partendo da piazza del Gesù si passa per via Benedetto Croce, p. S. Domenico Maggiore, Piazzetta Nilo, via S. Biagio dei Librai, p.zza Crocelle ai Mannesi, via Vicaria Vecchia e P.zza Calenda. Lungo questo itinerario sono da visitare: guglia dell’Immacolata, la chiesa del Gesù Nuovo, la chiesa di S. Chiara e annesso chiostro maiolicato, museo dell’opera di S. Chiara, S. Marta, palazzo Filomarino della Rocca, chiesa di S. Domenico Maggiore, Palazzo Corigliano a piazza S. Domenico Maggiore, cappella S. Severo, chiesa di S. Angelo a Nilo, statua del Nilo, nel vialetto di fronte la chiesa di S. Maria Donnaromita, la chiesa di S. Maria di Montevergine, la chiesa del Gesù Vecchio all’interno dell’università. Proseguendo lungo via S. Biagio dei Librai si incontra il palazzo di Diomede Carafa, il palazzo e la cappella del Monte di Pietà, Palazzo Marigliano, poco più avanti a sinistra c’è la strada di S. Gregorio Armeno con i suoi caratteristici presepi che mette in comunicazione spaccanapoli con il decumano centrale, al termine di via S. Biagio dei Librai si trova la chiesa di S. Giorgio Maggiore. Su via Duomo scendendo s’incontra il palazzo Cuomo che ospita il museo Filangieri . Risalendo via Duomo e riportandosi su Spaccanapoli si incontra Piazza Crocelle ai Mannesi per proseguire verso Forcella per giungere poi a Piazza Calenda con i resti di antiche mura greche.

Il decumano maggiore o centrale parte da Piazza Bellini con i resti di mura greche, proseguendo si incontra la chiesa di S. Pietro a Maiella con il conservatorio, S. Maria Maggiore e la cappella Pontano, campanile della Pietra Santa. Salendo per una stradina ci si trova a S. Aniello Caponapoli , l’antica acropoli, la zona più alta della città , toponimo conservato nella chiesa di S. Maria delle Grazie a Caponapoli. Ripercorrendo via Tribunali più avanti si trova palazzo Spinelli, la chiesa di S. Maria delle anime del Purgatorio ad Arco con ipogeo, S. Angelo a segno. In piazza S . Gaetano sorgeva l’ antica agorà greca e poi foro romano, su cui si affaccia la basilica di S. Paolo Maggiore costruita in epoca paleocristiana sull’antico tempio dei Dioscuri, che conserva ancora le antiche colonne romane, fu poi rifatta nel XVI secolo; S. Lorenzo Maggiore testimonianza di un antico edificio pubblico romano che secondo Vitruvio doveva raccogliere la curia, aerarium e carceres di cui possibile ancora vedere gli antichi resti visibili negli scavi. A piazza S. Gaetano c’ è l’ingresso per Napoli sotterranea. Proseguendo lungo via Tribunali poco prima di giungere su via Duomo si incontra il complesso conventuale dei Girolamini con l’annessa pinacoteca e biblioteca. Proseguendo su via Tribunali si giunge alla piazzetta Riario Sforza con la guglia di S. Gennaro , da cui è possibile vedere l’abside del Duomo. Proseguendo si incontra il complesso del Pio Monte della Misericordia con il celebre quadro delle “opere della misericordia” di Michelangelo Merisi da Caravaggio; S. Maria della Pace , Archivio storico del Banco di Napoli e Castel Capuano.

Salendo lungo il decumano superiore si parte da via carbonara su cui si affaccia S. Giovanni a Carbonara, poi la chiesa dei Santi Apostoli su via Santi Apostoli, le chiese di S. Maria Donnaregina (trecentesca e seicentesca) con l’ Arcivescovado di fronte, proseguendo lungo via Anticaglia, via Pisanelli e via Sapienza si trovano la chiesa di S. Maria delle Grazie a Caponapoli (salendo per il vicolo di S. Aniello), antica acropoli della città greco romana , scendendo si trova poi la chiesa di S. Maria Regina Coeli per arrivare alla fine del decumano su via Costantinopoli.

Completata questa splendida passeggiata lungo le antiche strade greche e romane, che però non corrispondevano a quelle attuali in quanto all’epoca avevano dei marciapiedi molto più larghi , perciò le strade erano più larghe, vi possiamo proporre di visitare i musei più importanti di Napoli.

Museo di Capodimonte

conserva la più importante pinacoteca del meridione, il nucleo fondatore è costituito dalla collezione Farnese, iniziata da Paolo Farnese, in seguito si è arricchito delle collezioni provenienti da Parma, Piacenza e Roma ereditate da Carlo III di Borbone figlio di Elisabetta Farnese, ultima discendente Farnese. integrato in seguito con le acquisizioni effettuate dai Borbone, dai Savoia e in epoca successiva all’Unità d’Italia, nonché dai numerosi acquisti e dalle acquisizioni più recenti. Una sezione con opere di arte contemporanea espressamente eseguite per il museo. Il percorso espositivo è distribuito su tre livelli in più di centodieci sale, partendo dal piano nobile con la Galleria Farnese e l’Appartamento Reale, al secondo livello è esposta la Galleria Napoletana – sezione delle arti di Napoli, fino al terzo livello che ospita la collezione ottocentesca e quella di Arte Contemporanea.

Museo di S. Martino

La Certosa di San Martino venne fondata nel 1325 da Carlo d’Angiò, duca di Calabria, sulla sommità del colle che domina l’intero golfo napoletano. Lo spettacolare complesso, venne realizzato da Tino di Camaino e Attanasio Primario.

I migliori artisti lavorarono per i monaci certosini, pittori come Lanfranco, Battistello Caracciolo, Luca Giordano, Ribera, scultori quali Giuseppe Sanmartino , Cosimo Fanzago e Domenico Antonio Vaccaro. La nuova funzione museale definita verso il 1860 determinò profonde modifiche della struttura monastica fino a Novecento inoltrato.

Nel 1866 divenne Monumento Nazionale e il suo primo direttore, Giuseppe Fiorelli, decise di trasformarlo nel ‘museo storico’ della città e del Regno di Napoli, accogliendo testimonianze artistiche legate alla storia di Napoli.

Museo di Villa Pignatelli

La dimora ottocentesca degli Acton fu progettata nel 1826 da Pietro Valente, come una casa inglese posta al centro di un giardino romantico, mescolando influenze pompeiane , neoclassiche e neo-palladiane. Fu acquistata nel 1841 dai Rothschild, la celebre famiglia di banchieri svizzeri al servizio dei Borbone di Napoli, per essere ceduta nel 1867 ai Pignatelli Cortes d’Aragona. L’edificio è circondato da una splendida veranda neo-dorica con le monumentali colonne scanalate, articolata su tre piani: alla quota dei giardini le sale di rappresentanza, con il vestibolo circolare e la successione di fastosi salotti, l’ampia sala da ballo, la sala della musica, la sala da pranzo e lo studio decorato da un parato in cuoio con motivi dorati impressi; di particolare pregio è il salottino ovale decorato con affreschi neopompeiani. Al piano superiore si trova l’alloggio privato, che ospita la collezione di dipinti e disegni del Sanpaolo – Banco di Napoli. Al piano seminterrato sono stati ricavati spazi per mostre d’arte.

La villa fu donata allo Stato italiano dalla Principessa Rosina Pignatelli nel 1952 , con tutti i suoi arredi di rappresentanza, costituendo così a Napoli l’unico prestigioso esempio di casa-museo.

Castel S. Elmo

L’attuale configurazione, con impianto stellare a sei punte, fu realizzata tra il 1537 e il 1547 su progetto di Pedro Luis Escrivá di Valenza, esperto architetto militare, al servizio del Viceré don Pedro de Toledo, come ricorda l’epigrafe posta sul portale d’ingresso.
Dal 1982 il complesso monumentale è stato dato in consegna alla Soprintendenza per il Polo Museale Napoletano, che ha destinato il piano superiore del carcere alto a sede della biblioteca di storia dell’arte “Bruno Molajoli” e della Fototeca. Oggi il Castello è sede degli uffici della Soprintendenza e si propone come un centro di documentazione del patrimonio artistico campano. Gli ampi spazi degli ambulacri e del carcere alto sono destinati ad ospitare importanti mostre d’arte.

Museo Duca di Martina Villa Floridiana

Nel 1817 Ferdinando di Borbone acquistò una preesistente villa per destinarla a residenza estiva alla moglie morganatica Lucia Migliaccio di Partanna, duchessa di Floridia, sposata in Sicilia nel 1814, tre mesi dopo la morte della regina Maria Carolina. La ristrutturazione dell’intero complesso fu affidata all’architetto Antonio Niccolini che, tra il 1817 e il 1819, progettò sia il rifacimento in stile neoclassico della palazzina, che la riconfigurazione dei giardini all’inglese, secondo la moda del tempo. Il Niccolini progettò, inoltre, un teatrino all’aperto, un tempietto ionico, le serre ed alcune grotte per animali esotici, unici elementi architettonici ancora oggi esistenti nell’attuale area del Parco. Dopo la morte della duchessa gli edifici monumentali ed il Parco subirono numerose trasformazioni, fino al 1916, anno in cui la Villa venne acquistata dallo Stato e destinata a sede museale dal 1924 per ospitare la collezione del duca di Martina.
Il Museo Duca di Martina nella Villa Floridiana è sede di una delle maggiori collezioni italiane di arti decorative. Comprende oltre seimila opere di manifattura occidentale ed orientale, databili dal XII al XIX secolo, il cui nucleo più cospicuo è costituito dalle ceramiche. Il Museo si sviluppa oggi su tre piani; al piano terra sono esposti oggetti in avorio, smalto e bronzo di epoca medioevale, maioliche rinascimentali e barocche e vetri di Murano dei secoli XV- XVIII; al primo piano, la raccolta di porcellane europee del XVIII secolo il cui nucleo principale è costituito da quelle delle fabbriche di Meissen, Napoli e Capodimonte; infine al piano seminterrato, è stata riallestita da pochi anni la sezione di oggetti d’arte orientale, tra cui notevole è la collezione di porcellane cinesi di epoca Ming (1368-1644) e Qing (1644-1911).

Museo d’arte di Donnaregina

Il MADRE è il primo museo per l’arte contemporanea situato nel centro storico di una città. L’architetto portoghese Alvaro Siza ha trasformato l’antico palazzo Donnaregina in uno splendido e funzionale spazio moderno per l’arte contemporanea. Sito in via Settembrini a pochi passi dal duomo e dal tesoro di San Gennaro. Il percorso espositivo del secondo piano propone le opere che vanno dalla fine degli anni Cinquanta fino all’inizio dei Novanta, raccogliendo circa 100 lavori concessi da grandi collezionisti italiani e stranieri.

Si segnalano inoltre:

Museo diocesano di Donnaregina; Museo del tesoro di S. Gennaro, pinacoteca del Pio Monte della Misericordia, pinacoteca dei Gerolamini, museo civico del Maschio Angioino, Museo civico Filangieri, museo dell’opera di S. Lorenzo Maggiore, museo dell’opera di S. Chiara, museo della fondazione Pagliara ( nell’ Istituto Suor Orsola Benincasa), museo di Palazzo Reale, sala del tesoro di S. Domenico Maggiore.